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L’estate dei Crusaders

La crociata in favore delle persone affette da talassemia è andata a buon fine. Sabato scorso gli intrepidi rossoargento si sono presentati al Centro Trasfusionale dell’ospedale Brotzu di Cagliari in occasione del Raduno del Cuore, appuntamento promosso dall’associazione “Thalassa Azione”. Dai touchdown alle sacche di sangue il passo è stato breve e nel tabellino finale […]

Aman Banger (under 16)

La crociata in favore delle persone affette da talassemia è andata a buon fine. Sabato scorso gli intrepidi rossoargento si sono presentati al Centro Trasfusionale dell’ospedale Brotzu di Cagliari in occasione del Raduno del Cuore, appuntamento promosso dall’associazione “Thalassa Azione”. Dai touchdown alle sacche di sangue il passo è stato breve e nel tabellino finale se ne sono contate ben ventinove. Un risultato niente male se si considera che nel periodo estivo l’apporto dei donatori diminuisce sensibilmente. “È stata una giornata commovente – ammette il presidente dei Crusaders Emanuele Garzia – e ci siamo accorti di quanto bastino veramente pochi minuti per donare la vita agli altri”. Questi speciali raduni vanno avanti ormai da un anno e mezzo con cadenza quindicinale, appoggiati non solo da Thalassa Azione ma anche dal direttore generale e dal direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera “Brotzu” (Antonio Garau e Remigio Puddu) e dal direttore del Centro trasfusionale Mario Pani. “Siamo rimasti sorpresi dall’accoglienza ricevuta – continua il massimo dirigente del sodalizio sportivo – infatti durante i prelievi siamo stati “viziati” con un appetitoso brunch, sublimato da una torta celebrativa”. L’apporto degli atleti del football nei confronti dei talassemici non finisce qui: “Ci stiamo organizzando per ripetere l’iniziativa anche ad ottobre” ha dichiarato Garzia.

UN TRAINER PER I CRUSADERS

La gita di giugno a Mirabilandia per assistere al VI Italian Bowl è stata fruttuosa su tanti aspetti. Tra una chiacchierata e l’altra con gli addetti ai lavori del football nazionale, il presidente Emanuele Garzia ha avuto modo di rafforzare le sue teorie. Tra queste anche quella che riguarda il lavoro di mantenimento degli atleti nel corso della off season. Detto fatto. I crociati della A2 stanno regolarmente andando in palestra, effettuano gli esercizi a corpo libero con epilogo defatigante in piscina. I ragazzi sono seguiti da un trainer tutto per loro: si chiama Arturo Marongiu e li terrà in campana sino a quando non comincerà la nuova avventura in campionato.

IL NEO PAPÁ COACH È PRONTO PER LA STORICA MISSIONE CON GLI UNDER 16 

Tenerli motivati ed entusiasti per tutto il periodo adolescenziale. Nella speranza che poi l’amore per il football sbocci definitivamente e consenta l’accesso in prima squadra. Il settore giovanile è parte essenziale della programmazione dei Crusaders e l’autunno non è poi così lontano. In concomitanza con la caduta delle foglie ingiallite, la prima under 16 della “storia ovale“ cagliaritana si confronterà con i coetanei d’oltremare e l’emozione dei protagonisti sarà indescrivibile. Lo sa bene coach Giovanni Manca che di questa squadra è l’anima. Coadiuvato da Efisio Melis, responsabile dell’attacco, che gli dà una grossissima mano nella gestione dei ragazzi, il tecnico non nasconde l’entusiasmo, forse legato anche alla recentissima nascita della primogenita: “Mi diverto troppo e soprattutto adoro vedere i progressi che questi ragazzi fanno giorno dopo giorno – ammette Manca – quindi se dovessi ridurre il mio tempo per i sopraggiunti impegni genitoriali, di certo non lo farò per l’Under 16”.

Durante l’ultima stagione li hai allenati costantemente. In quanti erano?

In realtà questo è un lavoro di due anni. Siamo partiti ovviamente in pochi, per arrivare quest’anno ad avere un massimo di 15 ragazzi in totale, con una costante presenza in campo di circa dieci ragazzi. Non male, ma, come sempre accade con i ragazzi di quest’età, alcuni arrivano altri se ne vanno.

Che tipo di lavoro hai svolto? Q

Quello che solitamente si fa con ragazzi adolescenti che non conoscono il football: un po’ di tecnica, un po’ di tattica (molto elementare) e tanto gioco e divertimento. Non dimentichiamoci che i ragazzi quindicenni italiani hanno una conoscenza del football molto limitata, e per quelli che lo conoscono un po’ questa conoscenza può essere paragonata, all’incirca, a quella di un bambino americano di 8-10 anni. Non per sminuire i ragazzi italiani, ci mancherebbe, ma è ovvio che per un bambino americano il football equivale al calcio per un nostro bimbo. Quindi imbottirli di tecnica e di tattica non serve a nulla in questa fase.

Sei rimasto soddisfatto del loro rendimento?

Abbastanza. Abbiamo ottime individualità, e se fossero stati più costanti nel venire all’allenamento avrebbero imparato ancor di più e meglio. La cosa essenziale è però che siano dei bravi ragazzi, e lo sono, e che si appassionino a questo sport.

Quali sono le previsioni future?

Parteciperemo a dei Bowls come squadra Under 16, e poi si continua con il reclutamento per la squadra del prossimo anno. La cosa importante è che questi ragazzi capiscano che l’under 16 è solo il primo step di un percorso che li deve portare a giocare in under 19 l’anno prossimo e in prima squadra in un futuro prossimo. Il mio compito è riuscire a prepararli adeguatamente in modo da non subire troppo l’impatto del passaggio da un team all’altro.

Spesso organizzi attività ricreative con gli under 16 anche al di fuori dal campo. Che significato hanno?

Di tanto in tanto si va in pizzeria assieme o si organizzano feste. Queste situazioni servono semplicemente a fare gruppo e a incentivare l’amicizia tra loro. In questa fase adolescenziale è importante, perchè devono venire al campo sapendo di trovare un clima disteso e divertente. Questo non toglie niente al lavoro tecnico, anzi lo aiuta; e aiuta anche il reclutamento di altri ragazzi.

Ora che sei padre, cambierà ulteriormente il tuo rapporto con loro?

Non credo anche perchè l’ho da subito impostato sulla base allenatore/giocatore. Si ride e si scherza ma, alla fine, io devo fare l’allenatore, loro devono fare i giocatori; e soprattutto non sono il loro papà benché loro sappiano che mi troveranno sempre disponibile per qualsiasi necessità.

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