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Asinus in cathedra

Il presidente della FIR vuole portare le Zebre da Parma a Milano, l’assessore allo sport vuol dare il Vigorelli al rugby, ma al football chi ci pensa???

asinus

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L’editoriale di oggi è dedicato, con titolo dedicato, a chi in questo nostro beneamato paese ricopre ruoli decisionali (o di potere) ma dimostra troppo spesso di non esserne all’altezza.

Per carità, siamo in un paese libero ed ognuno ha diritto a dire la sua, ma pur volendo escludere a tutti i costi il “cinema all’aperto” della politica italiana di quest’ultimo mese, non possiamo sottrarci dal commentare quello che succede nel mondo dello sport, quello minore, quello che dovrebbe cercare di radicarsi sul territorio e non proporre modelli di business.

Ieri ci siamo dilettati a leggere alcuni articoli che riportavano i pensieri di Alfredo Gavazzi, il presidente della FIR (Federazione Rugby Italiana), pensieri che pare siano stati carpiti in un ristorante milanese.

L’impressione, sia leggendo l’articolo del Corriere che quello di altri noti giornali, è che forse i commensali fossero un po’ troppo inebriati dal buon vino, che avranno sicuramente bevuto durante la cena, perché quello che propongono, non solo è paradossale, ma rasenta il ridicolo.

L’idea: spostare Benetton Treviso a Roma e Zebre Parma a Milano

Treviso è una delle poche aree felici del rugby italiano, togliere la Benetton e spostarla a Roma in virtù del pubblico ottenuto grazie alla nazionale italiana è una scelta piuttosto sconcertante, ma soprattutto sembra un’azione di rivalsa del nuovo presidente FIR nei confronti del Veneto e di Zatta (presidente Benetton Treviso), suo avversario nelle recenti elezioni alla presidenza della federazione.Un’astio tra Gavazzi e l’area veneta che traspare anche dalle sue recenti dichiarazioni di gennaio. Guai ai vinti.

Passiamo poi alle “Zebre”, la squadra della FIR con base a Parma, dove recentemente è stato ampliato anche l’impianto di gioco, che il neo presidente vorrebbe spostare a Milano. Cosa c’è di pazzesco in questa mossa? Beh, intanto l’idea delle “zebre milanesi”. Cioè, nella città che più di ogni altra ha una cultura calcistica divisa tra Inter e Milan, l’ipotesi che un milanese si possa affezionare alla “Juventus” del rugby è quantomeno fantasiosa. Però considerando che Milano è anche la città italiana con il più alto numero di club (e quindi di tifosi) della Juventus in Italia, forse la scelta è stata anche ponderata (certo certo…).

Ma tutto qui? Ci facciamo problemi solo per le Zebre a Milano e la Benetton a Roma?
Beh no, tutto qui un par di balle, parliamo di Milano per esempio, e di dove potrebbero giocare le Zebre. Nell’articolo si fa riferimento al Velodromo Vigorelli, ormai per noi milanesi il cosidetto “SCIVELODROMO” per il penoso manto del campo da gioco.

Forse il presidente Gavazzi ed il uso entourage non sono al corrente che il Vigorelli ospita già due squadre di football americano, e che il campo (e le porte) di football sono decisamente diversi da quelli del rugby. Noi aggiungiamo inoltre che per poterci fare un campo da rugby, ammesso che sia possibile, al “Vigo” dovrebbe essere asportata la pista attuale.

La vicenda Vigorelli ormai sconfina nel ridicolo, del resto nemmeno l’assessore allo sport del Comune di Milano (Chiara Bisconti) sembra avere le idee molto chiare.

Si è passati infatti dall’idea di ricostruire l’impianto per poterlo ridare al ciclismo all’idea di farne il nuovo tempio del rugby, passando per l’ipotesi di “Arena multisport”. Insomma, un minestrone di idee, tutte valide ma nessuna coerente con l’attuale utilizzo dell’impianto e con la totale mancanza di rispetto verso chi, in questo impianto, ci versa soldi da 10 anni circa, ovvero le squadre milanesi di football americano.

Ancora oggi sulla Gazzetta dello Sport si leggevano dichiarazioni d’amore dell’assessore milanese verso il rugby, e la fantomatica ipotesi di far convivere nel Vigorelli rugby e ciclismo.

Considerando che per eventi quali le olimpiadi o “semplicemente” i campionati mondiali di ciclismo, l’anello deve essere di 250 metri (contro i 333 metri del Vigorelli), come si potrebbe mai pensare di metterci in mezzo un campo da rugby (144 x 70 metri), dal momento che nemmeno quello da football potrebbe più starci (110 x 50 metri).

Certo, volendo, e con i soldi, si può far tutto, anche delle fantascientifiche piste che scendono dal tetto del velodromo e si vanno a posizionare sul campo da gioco, poi basterebbe togliere le porte ed il gioco è fatto. Il Vigorelli diventerebbe un gioiellino, si ma un gioiellino da mettere in vetrina da Bulgari, perché il costo di un’impresa simile sarebbe persino inusitato per uno scieicco, figuriamoci per il Comune di Milano.

Senza dimenticare poi che la Celtic League non ammette segnature sul campo che vadano in contrasto con le proprie, e quindi ci chiediamo dove possa trovare il comune tutte queste risorse per cancellare e ridisegnare il campo a seconda che venga usato da rugby o football americano, compreso lo spostamento delle porte… a meno che… noooo, sarà mica che si siano dimenticati del football??? (eh sai che novità…)

Lupus in fabul et asinus in cathedra, ed ecco che la soluzione potrebbe essere effettivamente quella paventata dalla Bisconti, “diamo al rugby una nuova casa al Vigorelli“, con buona pace per Rhinos e Seamen che sicuramente saranno in grado di trovare un’impianto alternativo in una città che nonostante si vanti di essere il faro dell’economia italiana, a livello di impiantistica sportiva forse non è nemmeno all’altezza del terzo mondo, con tutto il rispetto per il terzo mondo, ovviamente.

@KindFabio

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